233. Affinché questo arcano della Divina Provvidenza sia svelato in modo che l'uomo razionale lo possa vedere nella sua giusta luce, è necessario spiegare i punti di cui sopra uno alla volta.
1° Nell’interiorità dell'uomo non può trovarsi il male e nello stesso tempo tempo il bene, quindi la falsità del male non può coabitare con la verità del bene. Per “interiorità dell'uomo” si intendono i livelli interiori del pensiero, di cui l’uomo non sa nulla prima di giungere nel mondo spirituale e nella sua luce, cosa che accade dopo la morte. Nel mondo naturale essi possono essere riconosciuti dall’uomo solamente tramite il piacere del suo amore nell’esteriorità del suo pensiero, e riconoscendo i mali, quando l'uomo si esamina interiormente. Ciò accade perché, come si è mostrato, i livelli interiori e quelli esteriori del pensiero sono strettamente uniti fra loro. Si dice “il bene e la verità del bene”, e “il male e la falsità del male”, perché non vi può essere il bene senza la sua verità, né il male senza la sua falsità. Essi sono infatti come compagni di letto o coniugi, poiché la vita del bene deriva dalla sua verità, e la vita della verità dal suo bene; lo stesso vale per il male e la sua falsità.
[2] Gli uomini razionali possono facilmente comprendere, senza ulteriore spiegazione, che nell'interiorità dell'uomo non può trovarsi il male con la sua falsità, e nello stesso tempo il bene con la sua verità, perché il male è opposto al bene, e il bene è opposto al male: due opposti non possono stare insieme. In ogni male vi è anche insito un odio contro il bene, ed in ogni bene vi è insito un desiderio di difendersi dal male e di allontanarlo da sé. Ne consegue che l'uno non può stare insieme all’altro: se fossero insieme, prima sorgerebbe un violento conflitto, e poi una distruzione totale. Il Signore insegna:
Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina; e ogni città o casa divisa contro se stessa non potrà reggere. Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. (Matteo 12:25, 30)
E altrove:
Nessuno può servire due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro (Matteo 6:24)
Due elementi opposti non possono stare insieme in una stessa sostanza o in una stessa forma senza farla a pezzi e distruggerla. Se uno di essi si avvicinasse all'altro, essi si separerebbero come due nemici: uno si ritirerebbe nel suo campo o dentro le sue fortificazioni, e l'altro si ritirerebbe all’esterno. Così avviene con i beni e con i mali nell'ipocrita; questi è negli uni e negli altri, ma il male è dentro, e il bene al di fuori; così i due sono separati e non mescolati. È dunque evidente che il male con la sua falsità e il bene con la sua verità non possono coesistere.
[3] 2° Il bene e la verità del bene non possono essere introdotti dal Signore nell'interiorità dell'uomo, se non nella misura in cui il male e la falsità del male sono rimossi. Questa è la conseguenza delle premesse: poiché il male e il bene non possono stare insieme, il bene non può essere introdotto prima che il male sia rimosso. “Nell'interiorità dell'uomo” significa i processi interiori del pensiero. Si tratta di quei processi interiori in cui deve trovarsi o il Signore o il diavolo: il Signore vi si trova dopo la riforma dell’uomo, e il diavolo prima di essa. Nella misura in cui l'uomo si lascia riformare, nella stessa misura il diavolo viene cacciato; ma nella misura in cui egli non si lascia riformare, altrettanto vi rimane il diavolo. Chi non può comprendere che il Signore non può entrare finché il diavolo è presente, e che il diavolo è presente fintanto che l'uomo tiene chiusa la porta attraverso la quale egli è in comunione col Signore? Il Signore stesso insegna nell'Apocalisse che egli entra quando l’uomo apre questa porta: «Ecco, io sto alla porta e busso, se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me.» (Ap. 3:20). La porta si apre quando l'uomo rimuove il male, fuggendolo e prendendolo in odio come infernale e diabolico. Dire “il male” è come dire “ il diavolo”; viceversa, dire “il bene” o “il Signore” è la stessa cosa, poiché in ogni bene vi è interiormente il Signore, e in ogni male vi è il diavolo. La verità di questa proposizione è dunque evidente.
[4] 3° Se il bene con la sua verità vi fosse introdotto prima, o in maggior misura del male, con la sua falsità, che è stato rimosso, l'uomo recederebbe dal bene e tornerebbe al suo male. La ragione di ciò è che il male prevarrebbe, e quel che prevale vince in seguito, se non immediatamente. Finché il male prevale, il bene non può accedere agli appartamenti intimi, ma solamente al vestibolo, poiché, come si è detto, il male e il bene non possono stare insieme, e ciò che è solamente nel vestibolo viene respinto dal suo nemico, che è negli appartamenti intimi. Quindi avviene che l’uomo recede dal bene e torna al male, il che è il genere peggiore di profanazione.
[5] Oltre a ciò, il piacere stesso della vita dell'uomo è amare se stesso e il mondo sopra ogni altra cosa. Questo piacere non si può rimuovere in un momento, ma poco a poco; nella misura in cui questo piacere rimane nell'uomo, nella stessa misura in lui prevale il male; e questo male non si può rimuovere, se non quando l'amore di sé diviene l'amore per gli usi, e l'amore di dominare non è più l’amore per il potere in sé, ma per gli usi. In questo modo gli usi sono come la testa, e l'amore di sé o l'amore di dominare sono il corpo sotto la testa, e infine i piedi sui quali si cammina. Chi non vede che il bene deve essere la testa, e che quando il bene è la testa il Signore è là; e che il bene e gli usi sono la stessa cosa? Chi non vede che, se il male è la testa, là vi è anche il diavolo? E che, dovendo nondimeno accettare qualche bene civile e morale, e perfino qualche forma esteriore di bene spirituale, questo bene allora costituisce i piedi e le piante dei piedi, e viene calpestato?
[6] Lo stato della vita dell'uomo deve quindi essere invertito, in modo che ciò che è sopra stia sotto. Questa inversione non si può fare in un momento, poiché il supremo piacere della vita deriva dall'amore di sé e quindi dal potere; questo piacere si può diminuire e trasformare in amore degli usi solo gradualmente. Il bene non può essere introdotto dal Signore prima, né in maggior misura di quanto questo male viene rimosso. Se ciò accadesse prima, o in misura maggiore del necessario, l'uomo recederebbe dal bene e tornerebbe al suo male.
[7] 4° Quando l'uomo è nel male, molte verità possono essere introdotte nel suo intelletto, e riposte nella sua memoria, senza essere profanate. La ragione di ciò è che l'intelletto non influisce sulla volontà, ma è la volontà che influisce sull'intelletto. Poiché l'intelletto non influisce sulla volontà, molte verità possono essere ricevute dall'intelletto e riposte nella memoria, pur senza essere mescolate col male della volontà; di conseguenza le cose sante non vengono profanate. Inoltre ognuno ha il dovere di imparare le verità dalla Parola o dalle prediche, di riporle nella sua memoria e di farne oggetto di meditazione, poiché dalle verità che sono conservate nella memoria, e che quindi si manifestano nel pensiero, l'intelletto insegnerà alla volontà, cioè all'uomo, ciò che deve fare. Questo è pertanto il primo mezzo grazie al quale si può attuare la riforma. Quando le verità sono solamente nell'intelletto, e quindi nella memoria, esse non sono nell'uomo ma fuori di lui.
[8] La memoria dell'uomo si può paragonare al rumine di certi animali, in cui essi depongono il cibo, il quale, finché si trova là, non è nel loro corpo, bensì fuori di esso; ma, a misura che il cibo viene ritirato e deglutito, esso diviene parte della loro vita, ed il corpo se ne nutre. Nella memoria dell'uomo non vi sono alimenti materiali, ma spirituali, cioè le verità, che in sé sono conoscenze. Nella misura in cui l'uomo le trae fuori dalla memoria, pensando, quasi ruminando, altrettanto la sua mente spirituale si nutre: è l'amore della volontà che le desidera e quasi le appetisce, e fa sì che esse possano essere assimilate per servire da nutrimento. Se questo amore è malvagio, l’uomo desidera e appetisce cose impure; ma se è buono, egli desidera e appetisce cose pure, e quelle che non sono in armonia le separa, le rifiuta e le rigetta in vari modi.
[9] 5° Ma il Signore, grazie alla sua Divina Provvidenza, provvede con la massima cura affinché esse non siano ricevute dalla volontà prima che l’uomo non abbia rimosso da se stesso, nella sua apparente autonomia, il male dal suo “sé” esteriore; e affinché esse non siano ricevute in maggior misura dei mali esteriori che l'uomo ha rimosso. Infatti ciò che procede dalla volontà penetra nell’uomo e diviene una sua proprietà, qualcosa che fa parte della sua vita. In questa vita, che nell'uomo deriva dalla volontà, il male e il bene non possono stare insieme, perché in tal modo essa perirebbe; ma possono stare entrambi nell'intelletto, dove essi si definiscono “falsità del male” o “verità del bene”. Tuttavia non contemporaneamente, altrimenti l'uomo non sarebbe capace di vedere il male dalla prospettiva del bene, né conoscere il bene dalla prospettiva del male, bensì distinti e separati come l’interno e l’esterno di una casa. Quando l'uomo malvagio pensa e dice il bene, egli allora pensa e parla solo esteriormente; ma quando si tratta dei mali, allora lo fa interiormente; allorché parla dei beni, il suo linguaggio è come se uscisse dal muro, e può essere paragonato ad un frutto bello all'esterno, ma che dentro è guasto e pieno di vermi, ed anche al guscio di un uovo di drago.
[10] 6° Se ciò venisse compiuto prima del tempo o in misura maggiore del necessario, allora la volontà inquinerebbe il bene, e l'intelletto falsificherebbe le verità, mischiandoli con i mali e le falsità. Quando la volontà è nel male, allora nell'intelletto essa adultera il bene, e il bene adulterato nell'intelletto è il male nella volontà. Esso ci persuade che il male è il bene, e viceversa. Il male fa così con ogni bene che gli è opposto. Il male falsifica la verità, perché la verità del bene è opposta alla falsità del male; la volontà fa lo stesso nell'intelletto, e non l'intelletto da se stesso. Nella Parola le adulterazioni del bene sono rappresentate dagli adulteri, e le falsificazioni della verità dalle fornicazioni. Queste adulterazioni e falsificazioni vengono compiute tramite ragionamenti speciosi dall'uomo naturale, che è nel male, ed anche trovando apparenti conferme nelle apparenze della Parola intesa in senso letterale.
[11] L'amore di sé, che è la radice di tutti i mali, eccelle sugli altri amori nell'arte di adulterare i beni e di falsificare le verità. Ciò avviene tramite l'abuso della razionalità, che ogni uomo, sia malvagio, sia buono, riceve dal Signore. Razionalizzando, l’amore di sé può far sì che il male sembri il bene, e la falsità sembri la verità. L’amore di sé può tutto: può convincerci con mille argomenti che la natura si sia creata da sola, e che poi abbia creato gli uomini, le bestie e i vegetali di ogni specie; e che tramite un suo influsso interiore essa faccia sì che gli uomini vivano, pensino analiticamente e comprendano saggiamente. L'amore di sé eccelle nell'arte di convincerci di tutto ciò che vuole, perché la sua superficie esterna è dotata di uno splendore multicolore. Questo splendore è per l'amore di sé il piacere di acquisire la sapienza, e per suo tramite il dominio e il potere.
[12] Ma quando questo amore si è convinto di tali proposizioni, allora diviene tanto cieco da credere che l'uomo è solo un animale, e che uomo e animale pensano nello stesso modo; anzi, se gli animali potessero parlare, sarebbero uomini in forme diverse. Se venisse indotto a credere che qualcosa dell'uomo sopravvive dopo la morte, sarebbe tanto cieco da credere che lo stesso accade agli animali, e che questo “qualcosa” che vive dopo la morte è semplicemente un sottile alito di vita, come un vapore, che infine torna al suo cadavere. Oppure qualcosa privo di vista, di udito e di parola, e di conseguenza cieco, sordo e muto, che si limita a svolazzare intorno e pensare; ed altre stravaganze che la natura, che in sé è morta, ispira alla fantasia. Ecco ciò che fa l'amore di sé che, considerato in se stesso, è l'amore del proprium; e il proprium dell'uomo, quanto alle affezioni, che sono tutte naturali, non è differente dalla vita di un animale, e quanto alle percezioni poiché esse procedono dalle affezioni esso non e diverso da un gufo. Perciò colui che immerge continuamente i pensieri nel suo proprium non si può elevare dalla luce naturale alla luce spirituale, né vedere alcunché riguardo a Dio, al cielo e alla vita eterna. Poiché questo amore è di tale natura, e poiché eccelle nell'arte di confermare tutto ciò che gli piace, esso può con pari abilità adulterare i beni della Parola e falsificarne le verità, quando per qualche necessità è costretto a renderne testimonianza.
[13] 7° Perciò il Signore non introduce interiormente l'uomo alle verità della sapienza ed ai beni dell'amore, se non in quanto l'uomo può esservi mantenuto fino alla fine della vita. Il Signore opera in questo modo affinché l'uomo non cada in quel gravissimo genere di profanazione delle cose sante, di cui si è già trattato in questo articolo. Per prevenire questo pericolo, il Signore permette l’esistenza anche di modi malvagi di vivere e di eresie religiose. I capitoli seguenti tratteranno proprio di questa tolleranza da parte del Signore.